La stimolazione cognitiva

La stimolazione cognitiva rappresenta un tipo di terapia non farmacologica che mira ad attenuare l’impatto della malattia neurodegenerativa sul nostro sistema cognitivo puntando sulla stimolazione delle aree del sistema nervoso ancora conservate e delle competenze che risultano ancora in essere.

Progettare un intervento di stimolazione cognitiva significa conoscere le risorse cognitive ancora integre della persona ma anche conoscere la persona e la sua storia per rendere specifico e puntuale l’intervento.

Chi svolge la stimolazione cognitiva?

Dal punto di vista tecnico la progettazione di interventi di stimolazione cognitiva, siano essi di gruppo o individuali, viene fatta dallo psicologo o dal neuropsicologo che uniscono conoscenze di carattere anatomo – fisiologiche del sistema nervoso a quelle sui processi cognitivi e comportamentali senza tralasciare le attivazioni psico-emotive correlate.

Su cosa si basa la stimolazione cognitiva?

La stimolazione cognitiva, dal punto di vista teorico, basa la sua esistenza e validità su due aspetti neurofunzionali: la plasticità neuronale e la riserva cognitiva.

La neuroplasticità permette ai neuroni di rigenerarsi sia a livello anatomico quanto a livello funzionale e formare nuove connessioni sinaptiche, nuovi collegamenti tra essi. La plasticità neuronale rappresenta la facoltà del cervello di recuperarsi e ristrutturarsi. Questo potenziale di adattamento del sistema nervoso permette al cervello di ristabilirsi da disturbi e lesioni, e può ridurre gli effetti di alcune patologie neurodegenerative.

Un fattore importante e cruciale per capire il benessere cognitivo è la “riserva cognitiva”. Si tratta dell’abilità del cervello di improvvisare e trovare modi alternativi per completare un lavoro: il nostro cervello è in grado di cambiare il modo di lavorare e aggiungere così risorse disponibili per affrontare le sfide e risolvere i problemi che la quotidianità ci propone.

Questi due concetti trovano molte conferme sul piano scientifico e diventano pilastri teorici importanti nella strutturazione di interventi specifici di stimolazione cognitiva. Naturalmente non dobbiamo dimenticare che devono essere affiancati all’idea di globalità dell’intervento cioè la presa in carico globale della persona con la sua storia, le sue passioni, l’ambiente nel quale è inserita, le relazioni che intrattiene, ecc.

A chi si rivolge la stimolazione cognitiva?

La stimolazione cognitiva può essere proposta con maggiore efficacia a persone con un deterioramento cognitivo di livello lieve e moderato mirando all’attenuazione dell’impatto della malattia neurodegenerativa sul funzionamento cognitivo.

Sappiamo che le malattie neurodegenerative come le demenze non hanno ad oggi la possibilità di essere guarite ma attraverso le terapie non farmacologiche è possibile attutire in parte l’aggravamento progressivo. Queste terapie ci possono anche aiutare a migliorare la gestione dei disturbi comportamentali delle persone con demenza, a ridurre l’isolamento e il ritiro sociale delle persone grazie ad attività stimolanti fatte con i familiari e/o con gli operatori, a migliorare la stima di sé con attività gratificanti.

Il benessere cognitivo passa anche attraverso il nostro benessere psico – emotivo pertanto non dobbiamo perdere di vista la piacevolezza delle attività che proponiamo e il risultato gratificante che la persona ne deve trarre per amplificare al massimo l’efficacia del nostro intervento.


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