FAQ

In questa pagina puoi trovare risposte alle FAQ, le domande più frequenti sui diversi tipi di demenza e sulla malattia di Alzheimer.

  1. Come comportarsi con le persone con demenza?
  2. Cosa fare quando una persona con Alzheimer o demenza non vuole più mangiare?
  3. Cosa fare se una persona con Alzheimer o demenza non dorme?
  4. Cosa evitare di fare con una persona con Alzheimer o demenza?
  5. Come idratare una persona con Alzheimer o demenza che non vuole bere?
  6. Cosa fare quando una persona con demenza ha le allucinazioni?
  7. Come capire se una persona è disidratata?
  8. Quanto dura la malattia?
  9. Quali sono le cause che provocano l’Alzheimer?
  10. Cosa sono le placche amiloidi?
  11. Quali sono i sintomi della malattia di Alzheimer?
  12. Quali sono gli alimenti che aiutano a prevenire l’Alzheimer?
  13. Quali tipi di demenza ci sono?
  14. Cosa fare per aiutare una persona con demenza?
  15. Come stimolare le persone con demenza nella quotidianità?
  16. Come vengono diagnosticati l’Alzheimer o la demenza?
  17. Come esordisce l’Alzheimer?
  18. Cos’è la demenza senile?
  19. Come prevenire le malattie neurodegenerative e l’Alzheimer?
  20. Che cos’è la demenza vascolare?
  21. Che cos’è la musicoterapia?
  22. Che cos’è la stimolazione cognitiva?
  23. Chi è e cosa fa l’operatore di stimolazione cognitiva?

FAQ domande frequenti su demenza e Alzheimer

Come comportarsi con le persone con demenza?

Per rispondere a questa domanda dobbiamo premettere che è impossibile indicare un unico comportamento che possa aiutarci, con tutte le persone con demenza, a fronteggiare tutti i problemi che potrebbero presentarsi: di comprensione, di soccorso, ecc. La malattia, infatti, si manifesta con le peculiarità legate alla storia della persona e al suo carattere, oltre che ai particolari disturbi cognitivi di cui di cui la persona soffre. Se desiderate capire come mantenere o costruire una relazione significativa con una persona con demenza occorre, quindi, che riflettiate sugli aspetti di personalità peculiari precedenti la malattia e su ciò che sapete essere preservato per chiederle la partecipazione ai gesti quotidiani e su cosa, invece, è bene che vi sostituiate o lasciate perdere. La persona con demenza, infatti, potrebbe rendersi conto con sofferenza di non essere più in grado di fare quanto le è chiesto. Se invece desiderate ricevere orientamenti più generali per evitare di mettere in difficoltà le persone con demenza che potreste incontrare – casualmente o perché conoscenti o amici – potremmo suggerire come regola generale di muoverci con rispetto e attenzione, attenti a capire i suoi tempi e le sue capacità. Normalmente la vicinanza aiuta la comprensione: il sorriso è di solito rassicurante; la voce tranquilla aiuta a porre le domande senza creare ansia; aspettare con calma la risposta, suggerendo una parola se si vede la persona in difficoltà; usare gesti lenti aggiungendo spiegazioni su cosa stiamo per fare, soprattutto se questi gesti riguarderanno direttamente il corpo della persona (ad es., gesti come togliere o mettere una maglia, ricondurla lontano da un pericolo, o accompagnarla dove sarebbe bene si recasse, come ad esempio in bagno). In particolare, alcuni problemi possono nascere da un’alterata percezione della realtà (percezione indipendente da problemi di visione come miopia, astigmatismo, ecc.): ad esempio, una grata per strada può incutere timore perché la persona con demenza la può percepire come un buco nel terreno, così come le scale, anche quelle che ha percorso per una vita; potrebbe non riconoscere la sedia su cui la invitiamo ad accomodarsi, ecc. In queste circostanze, insistere e forzare la persona è sconsigliabile, perché aumenteremmo la sua ansia e creeremmo i presupposti per una reazione oppositiva o aggressiva per difesa, perché si sentirebbe esposta ad un pericolo. Può servire, invece, distrarre la sua attenzione, accompagnandola con gesti d’imitazione e parole tranquillizzanti.

Ti consigliamo di scaricare le nostre schede con Consigli Pratici

Cosa fare quando una persona con Alzheimer o demenza non vuole più mangiare?

Quando una persona con demenza rifiuta di alimentarsi dobbiamo innanzitutto cercare di capirne le motivazioni: se ha difficoltà a deglutire; se ha protesi non ben posizionate; se non gradisce il cibo per la consistenza o il sapore; se ha difficoltà nella gestualità, nell’uso delle posate, ecc. L’osservazione attenta ci potrà aiutare a trovare tante piccole e possibili soluzioni. Ci sono però alcune norme fondamentali che ci dobbiamo sempre ricordare:

  • Stimolare l’auto-alimentazione cercando di non sostituirci a lei. L’auto alimentazione è l’atto riabilitativo per eccellenza;
  • I cibi devono essere sempre gustosi e saporiti, ma saporito non vuol dire salato. Usare le spezie come il peperoncino, che oltre a rendere i cibi più gustosi, aumentano la salivazione facilitando di fatto la deglutizione;
  • Il dolce è il sapore che viene riconosciuto più facilmente anche in una fase avanzata della malattia, quindi a volte dolcificare anche una pasta al pomodoro o una fettina di carne fa sì che una persona con demenza possa riprendere ad alimentarsi.

Per consigli per l’alimentazione delle persone con demenza, ti consigliamo di scaricare la Scheda n. 8 e la scheda 15 dei Consigli Pratici.

Cosa fare se una persona con Alzheimer o demenza non dorme?

Quando una persona non dorme di notte ma si riposa di giorno o fa diversi piccoli “riposini” e non ha un sonno notturno regolare, si può parlare di un ritmo sonno veglia alterato. Questo disturbo è spesso fonte di grande stanchezza per i familiari e ripristinare il giusto ritmo sonno/veglia naturalmente non è sempre facile, ma ci si può provare cercando di evitare il riposo/sonno diurno e cercando di tenere impegnata la persona in attività piacevoli. Osservate quanto e quando dorme, per esempio se si addormenta più facilmente dopo aver mangiato: a questo proposito di può usare a nostro vantaggio il fatto che il cibo o una bevanda calda possono favorire il sonno. Se la persona si sveglia e sembra non voglia più dormire, spesso dopo aver mangiato o bevuto qualcosa accetta di tornare a lei. Se invece si sveglia e manifesta agitazione o paura, può essere stato un sogno a spaventarla, e allora sarebbe bene distrarla, ma potrebbe anche essere che sia il buio: a volte piccoli accorgimenti – come ad esempio una luce accesa in stanza – possono aiutare la persona a dormire meglio.

Ti consigliamo di scaricare le nostre schede con Consigli Pratici

Cosa evitare di fare con una persona con Alzheimer o demenza?          

Per avere una guida affidabile nella relazione con una persona con demenza dobbiamo ribadire la necessità di conoscere le caratteristiche peculiari sia della sua personalità, sia delle sue difficoltà cognitive e comportamentali. Ciò premesso, possiamo tuttavia segnalare come frequentemente alcuni comportamenti potrebbero creare problemi:

  • la complessità delle nostre frasi. Meglio preferire pensieri brevi e semplici se vedremo una difficoltà a seguirci o a rispondere; allo stesso modo potremmo creare difficoltà ponendo due domande contemporaneamente, come in questo esempio: “cosa preferisci fare, facciamo una passeggiata o vuoi ascoltare la musica?”. Potremmo sentirci ripetere l’ultima proposta che abbiamo fatto senza che questa sia davvero la preferenza della persona;
  • la distrazione. Guardare il viso della persona quando le parliamo, per catturare la sua attenzione, se sappiamo essere facilmente distraibile;
  • il rumore di fondo potrebbe rivelarsi un fattore di irritabilità che potrebbe sfuggire alla nostra attenzione. Potremmo, infatti, essere abituati a tenere accesa la radio o la televisione e non dare rilievo a come questo potrebbe risultare un fattore di confusione anche esasperante e fonte di stanchezza per le persone con demenza. È a questo che dobbiamo certe reazioni spiacevoli quando, durante un pranzo con diversi ospiti, anche se familiari, la persona con demenza può finire col dire che sarebbe ora che andassero tutti a casa;
  • gesti bruschi, senza spiegazioni, sarebbero da evitare perché potrebbero spaventare la persona con demenza che potrebbe non capire che vorremmo solo aiutarla in quello che ha bisogno di fare.

Ti consigliamo di scaricare le nostre schede con Consigli Pratici

Come idratare una persona con Alzheimer o demenza che non vuole bere?

A volte le persone con demenza non amano bere perché non ne sentono il bisogno o perché per loro diventa difficoltoso, non deglutiscono bene, tossiscono, non riconoscono l’acqua, non capiscono cosa devono fare ecc. Per questi motivi dobbiamo cercare di rendere l’idratazione un momento piacevole:

  • utilizziamo l’acqua frizzante piuttosto che l’acqua naturale. L’acqua frizzante è più facilmente riconosciuta stimola e migliora la deglutizione;
  • coloriamo e insaporiamo l’acqua con sciroppi, usiamo delle bibite dolci che sono più gradevoli;
  • addensiamo i liquidi. Tutti i liquidi possono essere addensati ed esistono addensanti che non alterano il sapore. Ad esempio, un bicchiere di tè addensato si “mangerebbe” con grande facilità con un cucchiaino. Infine curate l’alimentazione in modo da compensare la scarsa idratazione.

Per consigli per l’alimentazione delle persone con demenza, ti consigliamo di scaricare la Scheda n. 8 e la scheda 15 dei Consigli Pratici.

Cosa fare quando una persona con demenza ha le allucinazioni?

La persona con demenza che sostiene di vedere cose, animali o persone che non sono presenti, spesso non si convince di aver visto male, frainteso un’ombra, o un gioco di luci; in questi casi, insistere per convincerla della realtà, può creare in lei grande ansia. Pensiamo a come reagiremmo se qualcuno volesse convincerci che le cose non sono come le vediamo: ci spaventeremmo, metteremmo in dubbio anche la fiducia nella persona che ci contrasta. Quando le situazioni allucinate non creano disagio, il comportamento più efficace crediamo sia quello di assecondare, cercando di far parlare di quello che ha a che fare con ciò che ha visto, cosa le ricorda, per esempio. Diverso è invece il caso in cui l’allucinazione crei ansia, angoscia o paura; in questo caso un intervento più diretto è indispensabile: per esempio si può allontanare la persona dalla stanza dove vede una minaccia, dicendo che si manderanno via subito le persone – o gli animali – disturbanti; la si può rassicurare, cambiando discorso per distrarre la sua attenzione.

Ti consigliamo di scaricare le nostre schede con Consigli Pratici

Come capire se una persona è disidratata?

Si può valutare la disidratazione attraverso il controllo della diuresi (la quantità giornaliera delle urine), il colore e l’odore. Anche la stitichezza è un sintomo di disidratazione, così come la secchezza delle labbra, del cavo orale, delle mucose del naso. Soprattutto in una persona anziana, episodi di dissenteria e/o una sudorazione profusa data da un ambiente troppo caldo o da vestiti troppo pesanti, portano a situazioni di grande disidratazione molto velocemente.

Per consigli per l’alimentazione delle persone con demenza, ti consigliamo di scaricare la Scheda n. 8 e la scheda 15 dei Consigli Pratici.

Quanto dura la malattia?

La durata media della malattia è stimata tra gli 8 e i 14 anni. Dal 1997 abbiamo visto casistiche molto diverse tra loro, ma sempre più numerosi sono diventati i casi in cui il decesso è intervenuto dopo moltissimi anni dalla diagnosi, dai 15 ai 20.
In generale, i progressi della medicina, per quanto riguarda le possibilità diagnostiche e della farmacologia, hanno permesso di aumentare di molti anni la speranza di vita di tutte le persone con patologie croniche e, quindi, anche delle persone con Alzheimer o altre forme di demenza.
Purtroppo le persone con demenza possono correre il rischio di arrivare tardivamente all’attenzione dei medici in ordine a patologie che niente hanno a che fare con la malattia neurologica di cui soffrono, poiché possono avere difficoltà a dire quello che provano, a descrivere il loro malessere, o a indicare la parte del corpo che provoca sofferenza.
Per info più dettagliate visita la pagina Esordio di Alzheimer e demenza

Quali sono le cause che provocano l’Alzheimer?

Purtroppo non si conosce la causa dell’Alzheimer, ma è certo che un’alimentazione sregolata, l’uso di sostanze stupefacenti, l’abuso di alcol o traumi cranici importanti, siano tutti fattori di rischio per una possibile degenerazione cerebrale. Non conoscendo le cause specifiche della malattia potremmo quindi dire che è più utile e corretto elencare ciò che non è causa della Malattia di Alzheimer (AD, Alzheimer’s Disease):

  • l’AD non è causato dall’arteriosclerosi (indurimento delle arterie);
  • l’AD non è una malattia infettiva;
  • l’AD non è causato dall’uso eccessivo o scarso del cervello;
  • l’AD non viene considerato una malattia ereditaria;
  • l’AD non è in relazione con malattie sessualmente trasmissibili;
  • l’AD non è causato dall’invecchiamento, anche se le persone maggiormente colpite sono anziane.
  • l’AD non è causato da situazioni di stress o da eventi traumatici, come il pensionamento, il lutto o un trasloco. Anche se, spesso, può accadere che l’inizio o l’aggravarsi della demenza coincidano con situazioni di questo tipo. Questo accade perché ciò che era latente o nascosto, viene alla luce a causa della diminuzione delle risorse ( come ad esempio la morte del coniuge).

Per info più dettagliate visita la pagina sulla Malattia di Alzheimer

Cosa sono le placche amiloidi?

Le placche dell’amiloide sono dei cumuli di proteine che, insieme ai grovigli neuro fibrillari, sono ritenuti una causa della malattia. Tuttavia, le ultime ricerche si indirizzano più sul mal funzionamento di una proteina (proteina TAU) che ha il compito di eliminare le sostanze potenzialmente tossiche all’interno dei neuroni: queste sostanze se non vengono eliminate permettono alle proteine Beta amiloidi di restare nella cellula creando poi i grovigli neuro fibrillari e facendola morire.
Per info più dettagliate visita la pagina sulla Malattia di Alzheimer

Quali sono i sintomi della malattia di Alzheimer?

A seconda della fase di malattia in cui la persona si trova, e della posizione e vastità delle aree neurologiche compromesse, si possono presentare differenti compromissioni cognitive: dalla perdita della memoria (primo sintomo e il più caratteristico della malattia di Alzheimer), alla difficoltà ad esprimere il proprio pensiero in parole, a ritrovare la strada di casa o a riconoscere l’uso degli oggetti.
Nelle fasi iniziali, a parte il disturbo di memoria, ogni persona presenta difficoltà a lei peculiari e, anche se alcune risultano presentarsi più frequentemente di altre, è difficilmente prevedibile se effettivamente compariranno, perché esiste una grande variabilità individuale nella manifestazione della malattia. Col progredire della patologia, però, tutte le capacità cognitive risulteranno via via sempre più deficitarie.
Gli altri sintomi con cui la malattia di Alzheimer può presentarsi sono di tipo emotivo e comportamentale. Molto frequente, nelle fasi iniziali, è il disturbo depressivo la cui origine è ancora oggetto di ricerca: la depressione, infatti, potrebbe avere origine anche dal fatto di accorgersi di non essere più le persone di prima, di vedersi invecchiati, o dal fatto che non si è più in grado di coltivare gli interessi che rendevano piacevole e attraente la vita, come la lettura, la visione di un film, ecc.
Per info più dettagliate visita la pagina Esordio di Alzheimer e demenza

Quali sono gli alimenti che aiutano a prevenire l’Alzheimer?

Non ci sono cibi che da soli possano considerarsi anti-Alzheimer ma, da diverse ricerche in campo scientifico, è emerso che buone abitudini alimentari e uno stile di vita sano (comportamenti salutari verso un consumo di fumo o alcool, alimentazione corretta, attività motoria regolare, socializzazione, attività cognitiva) possono essere i primi fattori che riducono il rischio di sviluppare Alzheimer, demenze vascolari, malattie cardiovascolari e croniche.
Mangiare sano e bene aiuta a mantenere in salute il cervello e a controllare i fattori di rischio; la dieta mediterranea è forse il regime alimentare che più di altri riunisce in sé questi ingredienti.
Diverse ricerche hanno messo in luce che ci sono alimenti che più di altri sostengono l’attività e il mantenimento sano del cervello.
Alcuni di questi sono: le noci – 3 al giorno – (aiutano il cuore, e di conseguenza il cervello, ad avere livelli di colesterolo buono più alti) e i cibi ricchi di Omega-3 (fanno funzionare meglio il nostro corpo e rallentano i processi di invecchiamento).
Per info più dettagliate visita la pagina sull’Alimentazione nella prevenzione. Per quanto riguarda invece i consigli per l’alimentazione delle persone con demenza, ti consigliamo di scaricare la Scheda n. 8 e la scheda 15 dei Consigli Pratici.

Quali tipi di demenza ci sono?

Demenza è un “termine ombrello” che indica tanti tipi di patologie: la malattia di Alzheimer rappresenta oltre il 50% – 60 % delle demenze conosciute, poi esiste una percentuale significativa di demenza su base vascolare e di demenze miste (Alzheimer e demenza vascolare), infine abbiamo tutta una serie di tipi di demenza più rari (demenza fronto-temporale, demenza a Corpi di Lewy, demenza da idrocefalo normoteso e malattia di Creutzfeldt–Jakob). È importante poter avere una diagnosi differenziale, sia per poter intervenire in modo puntuale dal punto di vista farmacologico, sia perché l’accuratezza diagnostica permette alla persona con demenza e ai suoi familiari di conoscere quello che sta succedendo e potersi prospettare il futuro a cui si sta andando incontro, così da poter decidere della propria condizione.
Per info più dettagliate visita la pagina sulle diverse Forme di Demenza

Cosa fare per aiutare una persona con demenza?

Ciò di cui hanno bisogno le persone con demenza è di condurre una vita che tenga conto della necessità di ogni persona di sentirsi parte di un gruppo, di essere riconosciuta nella dignità di individuo in grado di esprimere delle volontà, di ricevere richieste e proposte che non la mettano in difficoltà in ordine alla propria compromissione cognitiva e che siano corrispondenti ai suoi interessi, in grado di dare pienezza alle sue giornate.
Ciò di cui hanno bisogno le persone con demenza è che ci si proponga di vedere il mondo con i loro occhi, senza pretendere da loro quella normalità che non sono più in grado di dare. Hanno bisogno di tempi più lunghi, per esempio, per fare le cose, di non avere confusione intorno per poter capire quello che viene detto, di non essere costretti a passare sulle grate, se queste fanno loro paura sembrando un buco nel quale precipitare, ecc. Le persone con demenza hanno bisogno che chi si prende cura di loro conosca la malattia, sappia su quali capacità non può insistere senza far vivere frustrazione e fallimento, e su quali, invece, può puntare per chiedere prestazioni e comportamenti che siano di soddisfazione.
Le persone con demenza hanno bisogno che chi si prende cura di loro sia in salute, fisica ed emotiva e, per questo, hanno bisogno che esistano presidi e aiuti per i loro familiari perché questi possano portare avanti il difficile impegno che si sono prefissi, potendosi sentire capaci, competenti, soddisfatti di quello che si sentono in grado di fare, mentre tanto spesso la loro esperienza di cura è colorata da sentimenti di frustrazione, di colpa, di inadeguatezza, rabbia e impotenza.
Ti consigliamo di scaricare le nostre schede con Consigli Pratici

Come stimolare le persone con demenza nella quotidianità?

Nella quotidianità è possibile stimolare una persona con decadimento cognitivo lieve o moderato evitando di sostituirsi a lei nelle attività tipiche della vita di tutti i giorni. È possibile, ad esempio, nominare insieme gli oggetti che afferriamo quando apparecchiamo la tavola oppure possiamo leggere insieme i titoli del giornale per poi commentarli.  È comunque sempre necessario ricordare che le attività stimolanti che proponiamo devono essere svolte con piacere e ben bilanciate sulle sue abilità in modo da non mortificare il nostro caro e rendere “leggera” un’attività che potrebbe invece rischiare di apparire come un noioso e frustrante compito.

Come vengono diagnosticati l’Alzheimer o la demenza?

Una diagnosi tempestiva della demenza è estremamente importante. Nel caso ci siano dei dubbi è bene rivolgersi al medico di base che vi invierà presso uno dei Centri per Disturbi Cognitivi presenti sul territorio.
Presso questi centri si fa una anamnesi ed una visita medica generale per poi procedere con una visita neuropsicologica dove attraverso una serie di test, che terranno conto di alcuni fattori (età, scolarità… ) si valuteranno le diverse funzioni della cognitività per valutare eventuali problemi di attenzione, di memoria, del linguaggio, della percezione, ecc. Un adeguato percorso diagnostico è necessario per escludere altri tipi di patologie.
Per informazioni più dettagliate visita la pagina sulla Diagnosi della demenza.

Come esordisce l’Alzheimer?

La malattia di Alzheimer esordisce con delle disfunzioni della cognitività. Con i termini ”funzioni cognitive” si intendono quelle funzioni che permettono all’organismo di raccogliere informazioni relative al proprio ambiente, di immagazzinarle, analizzarle, trasformarle, valutarle, per poi utilizzarle al fine d’agire nel mondo circostante, oltre a identificare e riconoscere gli stimoli che provengono dal proprio corpo.
Tali funzioni cognitive sono: l’attenzione, la memoria, il linguaggio, la capacità di imparare, di pianificare ed eseguire gesti complessi, di riconoscere gli stimoli, di elaborare il pensiero astratto, di valutare in modo adeguato le situazioni.
Per entrare ancora più nello specifico, nella maggioranza dei casi l’Alzheimer esordisce con problemi di memoria e disorientamento temporale spaziale. Problemi di memoria importanti, non piccole e normali dimenticanze come entrare in una stanza e non ricordarsi più il motivo per cui si è entrati. Una situazione riferita, che potrebbe meritare una certa attenzione, potrebbe essere quella di uscire dal supermercato e di non ricordarsi più il motivo per cui uno si trova in quel posto, non riconoscere più l’ambiente che ci circonda, non sapere dove andare per tornare verso casa e dover chiedere aiuto. Ma anche una situazione di questo tipo può essere provocata da fattori che non hanno nulla a che fare con la demenza è quindi sempre buona norma parlarne con il proprio medico per fare gli accertamenti del caso.
Per info più dettagliate visita la pagina Esordio di Alzheimer e demenza

Cos’è la demenza senile?

“Demenza senile” è un termine che oggi si evita di usare, sia perché induce a credere erroneamente che la vecchiaia porti con sé inevitabilmente la demenza, sia perché siamo in grado oggi di effettuare diagnosi differenziale su diversi tipi di demenza e ognuna di queste patologie neurologiche ha un esordio caratteristico e differente.
Per info più dettagliate visita la pagina sulle diverse Forme di Demenza

Come prevenire le malattie neurodegenerative e l’Alzheimer?

La prevenzione delle malattie neurodegenerative e dell’Alzheimer segue le regole di tante altre malattie: è necessario eliminare o ridurre i fattori di rischio che possano portare il nostro corpo ad ammalarsi e introdurre o aumentare, invece, tutti quei fattori protettivi che aiutano il nostro corpo a invecchiare in modo sano e con una buona qualità di vita. È quindi necessario che ognuno lavori sul proprio stile di vita e che, con volontà, determinazione e costanza, adotti o mantenga comportamenti che favoriscano la salute e il benessere psico-fisico-sociale.
Le aree sulle quali concentrare gli sforzi riguardano l’attività cognitiva (la stimolazione regolare delle abilità cognitive tra le quali, ad esempio, l’attenzione, la memoria, il linguaggio, l’orientamento nello spazio e nel tempo), l’alimentazione (mangiare sano e controllare il proprio peso corporeo), il movimento (avere un’attività fisica regolare ed evitare la sedentarietà) e la socializzazione (cercare di non isolarsi, stare in compagnia e coltivare amicizie e hobbies piacevoli).
Potremmo quindi dire che rimanere impegnati in attività piacevoli, fare esercizi in grado di stimolare la memoria, il ragionamento e la velocità di elaborazione delle informazioni abbiano un valore protettivo e terapeutico (ad es., mi preparo la lista della spesa vado al supermercato e non la uso, controllando alla fine cosa ho dimenticato).
Per info più dettagliate visita la pagina Fattori di rischio e Prevenzione

Che cos’è la demenza vascolare?

M.I.D. Multi Infarctual Dementia (demenza multinfartuale o vascolare) è un deterioramento delle capacità mentali causato da lesioni ischemiche del cervello.
L’inizio della demenza vascolare può essere relativamente improvviso, poiché possono verificarsi molti infarti prima che appaiano dei sintomi. Questi infarti possono danneggiare aree del cervello responsabili di una funzione specifica oppure produrre dei sintomi generalizzati di demenza.
Per info più dettagliate visita la pagina sulle diverse Forme di Demenza

Che cos’è la musicoterapia?

La Musicoterapia è una disciplina che, attraverso il materiale sonoro-musicale, favorisce effetti terapeutici che interessano aspetti di identità, conoscenza, consapevolezza, relazione, e affettività. Infatti, la musica è mezzo di comunicazione anche là dove le parole divengono inaccessibili. La Musicoterapia favorisce un benessere emotivo anche per mezzo dell’interazione sociale.
Per info più dettagliate visita la pagina sul nostro percorso di Musicoterapia.

Che cos’è la stimolazione cognitiva?

La stimolazione cognitiva è un tipo di terapia non farmacologica che mira a stimolare, attraverso esercizi specifici, le funzioni cognitive ancora preservate della persona con decadimento cognitivo lieve e moderato, con un approccio attento ai fattori sociali, comunicativi ed emotivi e alle attività di vita quotidiana di ogni partecipante. La stimolazione cognitiva può essere svolta a piccolo gruppo o attraverso incontri individuali.

Per info più dettagliate visita la pagina sulla Stimolazione Cognitiva

Chi è e cosa fa l’operatore di stimolazione cognitiva?

La stimolazione cognitiva è un’attività svolta da professionisti quali psicologi e riabilitatori che strutturano un percorso ad hoc prendendo in considerazione le caratteristiche anamnestiche della persona, le sue risorse cognitive e gli interessi-passioni della persona che necessita di tale intervento. Le sessioni di stimolazione cognitiva hanno una durata di circa un’ora e possono prevedere attività varie in base alle aree cognitive da stimolare come ad esempio l’area del linguaggio, l’attenzione visiva, la memoria episodica, ecc. Ad es., per stimolare il linguaggio e il recupero delle parole è possibile invitare la persona a leggere delle lettere singole e pensare poi a delle parole che inizino con tale lettera (ad es., lettera S come speranza, sorriso, ecc.) oppure provare a creare una frase di senso compiuto a partire da una parola (ad es., sorriso: il sorriso di mio nipote è speciale). Gli incontri di stimolazione cognitiva che possono essere sia individuali che a piccolo gruppo prevedono anche un momento di conversazione libera, quando possibile, per stimolare anche la socialità e le capacità relazionali della persona (quindi fiducia in sé stessi, autostima, motivazione, stato affettivo, coinvolgimento sociale, ecc.)

Per info più dettagliate visita la pagina sulla Stimolazione Cognitiva


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